Ripercorriamo insieme la storia di questa disciplina attraverso un breve viaggio a colpi di spazzola:
Antico Egitto.
Ai tempi delle piramidi e dei faraoni le pettinature dei reali erano curate con grande precisione. In molte occasioni, i capelli naturali venivano rasati e sostituiti con elaborate parrucche realizzate con capelli umani e fibre vegetali. La tricologia era una disciplina già conosciuta anche a quei tempi, dato che uno dei primi tricologi di cui i testi dell’epoca riportano notizia era l’egiziano Hakiem el Demagh, che esercitava la professione nel 4.000 a.C.. All’epoca andavano in voga acconciature voluminose e stravaganti, per questo motivo, si faceva un grande uso di oli e cere per fissare i capelli nella posa desiderata.
Inoltre, gli antichi egizi amavano infoltire i capelli con ciocche posticce o semplicemente tingerli e adornarli con forcine e gioielli. Il colorante più comune era l’henné, che, mischiato con il sangue di animali, donava ai capelli diverse tonalità di arancione e rosso. Per creare tinture scure, invece, gli antichi egizi estraevano da una pianta una sostanza chiamata indaco. Contro la calvizie venivano applicati sulla chioma degli impasti a base di grasso animale o degli impacchi vegetali di foglie di lattuga o semi di fieno.
Antica Roma.
Seneca racconta di come i suoi concittadini Patrizi dessero importanza alla cura dei propri capelli, tanto da apparire più preoccupati per l’ordine della loro chioma piuttosto che per quello del loro paese. I suoi scritti ci permettono di capire quanto i cittadini romani di un certo rango, dessero importanza alla cura dei loro capelli. Gli uomini si recavano dai tonsores (i barbieri) per avere sempre delle chiome curate ed eleganti, e cercavano di nascondere le stempiature pettinando i capelli in avanti.
Anche le donne curavano molto la propria chioma, per esibire il proprio status sociale e ostentare le proprie ricchezze; in particolare abbellendo le acconciature con gioielli e ornamenti e tingendo i capelli di rosso (grazie a composti di henné e altre erbe) o schiarendoli con lo zafferano. Ippocrate parla della tricologia già nei suoi Aforismi, dando un nuovo spessore e importanza a questa disciplina.
Medioevo e Rinascimento.
Nel Medioevo i capelli, intesi come strumento di bellezza soprattutto femminile, vengono spostati in secondo piano e coperti da pudiche cuffiette e copricapi vari; non per questo la cura del capello venne trascurata e anzi, i progressi aumentarono, se contiamo numerosi scritti della Scuola Medica Salernitana e dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena, che gettarono le basi per gli studi più sistematici in ambito tricologico.
Il Novecento.
Saltando la Rivoluzione Francese e l’Ottocento, dove le parrucche diventano non solo un accessorio alla moda ma un vero e proprio travestimento per calvizie e problemi di capelli di tutte le età, si arriva al Novecento: le guerre impongono praticità e tagli corti, ma la scienza continua ad avanzare. I primi studi di tricologia moderna, tuttavia, si faranno aspettare fino agli anni ’40 del Novecento con Hamilton, per poi continuare a fiorire per tutto il secolo con altri importanti pubblicazioni, come quelle di Nordwood (1970).